venerdì 20 aprile 2012

PETIZIONE MONDIALE PER FUKUSHIMA

 

Considerando la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, che afferma: 

          Articolo 1: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

          Articolo 3: Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Considerando la situazione attuale della centrale di Fukushima Daiichi nucleare, che pone la popolazione giapponese e il resto del mondo in pericolo,

E considerando l'incapacità dei TEPCO utilità e il governo giapponese a gestire la situazione,

Noi, i popoli della Terra,
ci appelliamo alle Nazioni Unite, l'OMS e tutti i governi e tutte le organizzazioni internazionali e chiediamo: 

1. La creazione di un'equipe interdisciplinare internazionale con l'autorità di assumere la direzione dello stabilimento di Fukushima Daiichi e la gestione degli esiti che ne conseguono sotto mandato delle Nazioni Unite.

2. La creazione di un’unità di crisi all’interno delle nazioni unite responsabile di attuare ogni misura necessaria per proteggere il popolo giapponese a tutti i costi.

Siamo esseri umani nati liberi ed eguali. Dotati di ragione e coscienza agiamo con spirito di fratellanza. Ci sta a cuore la vita, la libertà e la sicurezza dei nostri fratelli giapponesi e dei nostri bambini.


Cliccare per firmare la petizione (in basso della pagina inglese)

Sul sito il testo e' leggibile per ora in 10 lingue.

domenica 15 aprile 2012

La diaspora nucleare del Giappone

“Ridateci i monti
ridateci i fiumi
ridateci i mari 
ridateci Fukushima 
ridateci il Giappone 
ridateci il futuro per i bambini 
ridateci il mondo senza contaminazione radioattiva” 
L’accorato appello del noto musicista giapponese Ryūichi Sakamoto parafrasa la famosissima poesia “Ridatemi gli esseri umani” di Tōge Sankichi, sopravvissuto di Hiroshima che chiede di riavere tutti i cari annientati dalla bomba atomica del 1945. Oggi questo è senz’altro il sentimento condiviso dalla stragrande maggioranza dei giapponesi.