martedì 24 settembre 2013

L'arca della pace in giro per il mondo con i sopravvissuti dell'atomica

di Marina Forti

Le storie e le testimonianze degli "hibakusha", 
i sopravvissuti del primo e unico bombardamento nucleare della storia. 
Quello di Hiroshima e Nagasaki, il 6 e il 9 agosto 1945



foto scattata da Francesco Martone


Sono i testimoni del primo e finora unico bombardamento nucleare della storia umana. Sono chiamati hibakusha, letteralmente “esposti alle radiazioni” atomiche: i sopravvissuti alle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, rispettivamente il 6 e il 9 agosto 1945. La seconda guerra mondiale era ormai agli sgoccioli quando i bombardieri degli Stati uniti d'America hanno sganciano sulle città giapponesi quelle bombe di un nuovo tipo, mai sperimentate prima: il primo assaggio di cosa potrebbe essere un olocausto nucleare, almeno 150 mila morti in poche ore (alcune stime arrivano a 300 mila), quasi tutti civili. Poco dopo il Giappone firmò la resa, e la vulgata storica tramandata in Occidente è che quel bombardamento, per terribile che fosse, era stato necessario per piegare una potenza aggressiva e mettere fine alla guerra. Verità contestata, perché il Giappone era già allo stremo e aveva mandato segni di volere l'armistizio. Ma le esplosioni atomiche sulle due città giapponesi segnavano l'ascesa di un altro tipo di forza bellica, e ovviamente della potenza che era stata capace di esercitare quella forza schiacciante, capace di annichilire.

Anni fa uno scrittore giapponese, lo scomparso Makoto Oda, mostrava una foto del bombardamento a tappeto di Osaka, nel 1945, alla vigilia della capitolazione del Giappone: scattata dalle forze armate americane, la foto mostrava la nuvola di fumo e gas che avvolgeva la città. “Io ero là, dentro il fumo”, diceva Oda per spiegare l'essenza della sua militanza per la pace (in “Dentro il fumo. Colloquio con Makoto Oda, http://www.semisottolaneve.org/ssn/a/21608.html): la guerra viene raccontata in termini di potenza, attacchi, ritirate, mai dal punto di vista dei comuni esseri umani che ne subiscono le conseguenze.

Gli hibakusha erano “dentro il fumo”. Avevano pochi anni all'epoca del bombardamento, ma abbastanza da conservare dei ricordi. Come la signora Teruko Yahata, allora una bambina di 8 anni – oggi una signora dalla pelle diafana e un caschetto di capelli nerissimi: il suo ricordo più vivido di quei giorni, dice, è il cortile della sua scuola elementare trasformato in crematorio. Dev'essere qualcosa di impressionante per dei bambini perché anche il signor Akira Ikeda, di Nagasaki, allora 13enne, non riesce a dimenticare di aver aiutato a trasportare i corpi di molti conoscenti alla sua scuola per essere cremati nel cortile.



Yahata e Ikeda fanno parte di un piccolo gruppo di hibakusha che incontro a Civitavecchia a bordo di Peace Boat, grande nave da crociera dell'omonima Ong internazionale con sede in Giappone. Nata nell'83 per indagare le responsabilità storiche del Giappone nelle guerre del ventesimo secolo, da trent'anni esatti la “nave della pace” organizza viaggi, i primi in Asia-Pacifico e poi nel mondo intero, per diffondere un messaggio di pace, per il disarmo nucleare, per la sostenibilità ambientale. Da qualche tempo partecipano anche gruppi di sopravvissuti al bombardamento atomico: lo chiamano progetto Orizuru, dal nome della piccola gru di origami scelta come logo della spedizione, tradizionale simbolo giapponese di pace e speranza. A questa conversazione a più voci partecipano anche Francesco Martone, ex senatore e responsabile esteri di Sel, e membro onorario della rete internazionale dei Parlamentari per la non proliferazione e il disarmo nucleare, e Yukari Saito, fondatrice del Centro di documentazione Semi sotto la neve.

Oggi viaggiano il mondo per testimoniare, ma parlare del passato non è stata la prima preoccupazione, per questi signori tra i 75 e gli 80 avanzati – il più anziano del gruppo, il signor Susumo Tsuboi, è nato nel 1928; il più giovane, Hideki Takamura, è del '43 e aveva poco più di un anno quando la bomba è stata sganciata. Lui era troppo piccolo per avere ricordi personali, ma gli altri hanno visto morire parenti e amici, sono stati sfollati… Dopo la guerra hanno studiato, trovato lavoro, si sono sposati, hanno avuto figli. “Più profonde sono le ferite lasciate dagli eventi, meno hai voglia di raccontarle”, osserva Ikeda, ingegnere aeronautico in pensione. Solo con la pensione e l'età più avanzata hanno sentito la necessità (“il dovere”, dice Ikeda) di disseppellire i ricordi. “Ero molto presa dal mio lavoro e dalla famiglia”, spiega la signora Yahata: “Ogni anno però, il 6 agosto, mi prendeva il terrore. Mi chiedevo: i miei figli riusciranno a vivere senza dover vedere di nuovo una cosa simile? Passati i 70 anni mi sono detta: la mia memoria è così vivida, e sono probabilmente l'ultima generazione che ha visto la bomba atomica. Allora ho cominciato a parlare – nei forum per la pace, nelle università, ai giovani”.

Testimoniare “è diventata una responsabilità”, dice il signor Takashi Miyata, di Hiroshima, che aveva 5 anni quando è caduta la bomba. “Sopravvivere a quella bomba è stato il punto di partenza della mia vita. Mi interrogo spesso sul senso di tutto ciò, perché tanti siano morti”. Per tutta la vita Miyata ha lavorato come ingegnere alla Mitsubishi Electric, che produce anche impianti nucleari, e ha viaggiato molto per lavoro. In Libano e Giordania ha visto bambini vittime di guerra. In seguito, negli Stati uniti e in Messico – dove è stato alcuni anni – ha sentito le storie di vittime di centrali nucleari: “Allora ho avuto la sensazione di essere nella parte del carnefice”. È cominciata allora una riflessione sulla complessità della storia, dice: era un hibakusha, quindi una vittima, ma il suo paese aveva responsabilità storiche, aveva fatto vittime e continuava a farne...

Il problema è come raccontare il passato. “Trasmettere testimonianze dirette è davvero dura, sia per chi parla che per chi ascolta”, osserva Ikeda – in effetti durante questa conversazione gli accenni a circostanze personali sono rari. Miyata ad esempio ha costruito un modello in scala reale di Fat Man, soprannome della bomba sganciata di Nagasaki (l'altra, quella lanciata su Hiroshima, era Little Boy), e lo porta nelle scuole. “Mi trovo a parlare a ragazzi dai 6 ai 18 anni che non sanno nulla di quanto è avvenuto: il fatto è che i loro stessi genitori non conoscono molto della guerra. E il sistema scolastico in Giappone non trasmette in modo veritiero i fatti storici”, osserva Miyata. Cita un incontro con studenti tedeschi, dove rimase impressionato dai loro discorsi sulla Germania nazista e sull'Olocausto: “In Giappone non c'è altrettanta coscienza storica”.


foto scattata da Giuseppe Ibelli
Interviene Mayu Seto, una studentessa di Hiroshima che accompagna il gruppo. Sua nonna era una hibakusha, spiega: “Sono cresciuta ascoltando queste storie. Mi chiedo, va bene conservare le testimonianze, ma a quale scopo? Ci hanno insegnato che quella avvenuta è una tragedia immane, ma non si discute mai perché è avvenuta. Si poteva evitare?”. Perché, continua, il mondo oggi è pieno di ordigni atomici molto più potenti di quelli esplosi nel '45. “Il vostro non è solo un racconto di storia. È uno stimolo ad agire nel presente”.

Ed è questo il punto su cui gli hibakusha insistono. Dopo la guerra il loro paese si è dato una Costituzione di pace – l'articolo 9 esclude la guerra se non per autodifesa – eppure il Giappone ha imboccato la via del riarmo: “Il mio auspicio è che questo articolo 9 sia realizzato e non solo in Giappone, ma che diventi patrimonio comune del mondo”, dice il signor Ikeda, “la realtà però va in direzione opposta”. Con Peace Boat gli hibakusha si battono per il disarmo nucleare, perché sia realizzato l'Articolo 9 della costituzione - e forse per dare un senso al fardello che si sono portati dentro per tutta la vita.

“Vede, ero salita a bordo per 'testimoniare': ma poi ho imparato molto sulla nostra storia di aggressori”, interviene con voce lieve la signora Teruko Yahata, che tende a lasciar parlare i suoi compagni di viaggio ma ora sente il bisogno di spiegare. “Ho imparato che tutto andrebbe visto nel quadro della storia. Sono infuriata con il mio governo che vuole modificare la nostra costituzione”. Quando era ragazza, dice, le piaceva molto una canzone che diceva, all'incirca, 'com'è bello il mare, c'è un mondo oltre questo mare'. Sorride: “Ora, in età avanzata, finalmente ho attraversato il mare. Ho visto posti bellissimi, ma distrutti dalle guerre”. Mentre ci salutiamo, con aria sommessa, mi dice: “Spero di averle risposto”.

l'articolo pubblicato anche su sbilanciamoci.info: 
http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/globi/Giappone-Italia-i-sopravvissuti-dell-atomica-20016
  


foto: Centro di documentazione Semi sotto la neve


martedì 27 agosto 2013

Peace Boat ospite di Fahrenheit della Radio3


Pubblichiamo il link da cui potete scaricare la conversazione con i tre ospiti giapponesi approdati a Civitavecchia a bordo di Peace Boat.

Ora si puo' ascoltare la puntata di Fahrenheit del venerdi 23 che si apriva con preziose testimonianze del fotogiornalista Naomi Toyoda, del sopravvissuto della bomba atomica di Hiroshima Susumu Tsuboi che ora ha 85 anni e di Sakura Takano, studentessa universitaria di Fukushima, ospiti del microfono di Felice Cimatti che conduce Fahrenheit. 
Grazie alla redazione che ci ha offerto questa preziosa opportunita'.
 

DA HIROSHIMA A FUKUSHIMA: la peace boat porta per il mondo le voci dei sopravvissuti 23/08/2013

oppure da QUI

domenica 25 agosto 2013

Peace Boat torna a fare tappa in Italia

 
Il 22 e 23 agosto la nave da crociera allestita dalla ong internazionale Peace Boat – si potrebbe tradurre come “Arca della Pace” ha fatto scalo a Civitavecchia, dove è stata accolta con una certa solennità dall'amministrazione comunale: anche perché a bordo, insieme a un gruppo di hibakusha (i sopravvissuti del bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki) c'erano due giovani "ambasciatori di pace" di Ishinomaki, sopravvissuti al terribile terremoto e tsunami che ha colpito la regione nord-orientale del Giappone l’11 marzo del 2011. E Civitavecchia è gemellata proprio con la città nipponica. 
Così, grazie alla Delegata ai Gemellaggi del Comune di Civitavecchia, Carla Celani, gli ospiti giapponesi sono stati protagonisti di un incontro pubblico presso Forte Michelangelo, la fortezza che sovrasta il porto, sede del Centro storico culturale delle Capitanerie di porto, alla presenza di numerose autorità cittadine. 

E' stata l'occasione per ascoltare la testimonianza di Sayaka Takahashi e Shuhei Sakimura, che hanno raccontato a lungo come lo tsunami si sia abbattuto sulle loro vite. 
Ma anche per ascoltare il signor Susumu Tsuboi, sopravvissuto a una tragedia più lontana: nato nel 1928, aveva 17 anni quando una bimba atomica è stata sganciata sulla sua città, Hiroshima.
Tsuboi è imbarcato sulla Peace Boat insieme a altri sette hibakusha (letteralmente, vittime delle radiazioni) nell'ambito del progetto chiamato Orizuru, dal nome della piccola gru di origami (carta piegata) che ne costituisce il logo: un tradizionale simbolo giapponese di speranza e di pace. 

Il progetto Orizuru è cominciato nel 2008 ed è alla sua sesta edizione. 
Permette ai sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki di condividere la loro testimonianza con scuole, governi, media e cittadinanze, o con vittime di altri conflitti o disastri in diverse parti del mondo

Testimonianze "No More Nukes" a bordo della Peace Boat @ Civitavecchia

Ringraziamo Giuseppe Ibelli di Civitavecchia per averci permesso di pubblicare le sue foto.
Peace Boat @ Civitavecchia   foto di Giuseppe Ibelli
A bordo della nave abbiamo intervistato alcuni sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki prima d'incontro pubblico a Forte Michelangelo  (foto scattata da Francesco Martone)





Com. Murolo, responsabile del Centro da' un benvenuto alla delegazione
foto di Giuseppe Ibelli
Testimonianza di Susumu Tsuboi, sopravvissuto della bomba atomica a Hiroshima (all'epoca aveva 17 anni.)   foto di Giuseppe Ibelli
Appello di Mayu Seto, accompagnatrice-comunicatrice degli sopravvissuti che invita a collaborare per un mondo libero dal nucleare: anche la sua nonna e' stata colpita dalla bomba di Hiroshima.   foto di Giuseppe Ibelli
Saluto da parte di Nao Inoue, direttore della 80ma crociera della Peace Boat  foto di Giuseppe Ibelli
Takashi Miyata, sopravvissuto di Nagasaki, intervistato dalla Rai  foto di Giuseppe Ibelli
Al termine delle testimonianze, ex Senatore Francesco Martone, che ha dato un fondamentale contributo alla realizzazione dell'incontro propone al Comune di Civitavecchia di unirsi agli enti locali antinucleari  foto di Giuseppe Ibelli

 Nella prima parte dell'incontro hanno parlato due giovani di Ishinomaki, la citta' gemellata con Civitavecchia, delle loro esperienza di Tsunami del 2011 foto di Giuseppe Ibelli

la delegazione dell'Orizuru Project che porta in giro del mondo la testimonianza dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki  foto di Giuseppe Ibelli
Nella sala attigua e' stata allestita una mostra fotografica sui tsunami di Ishinomaki foto di G. Ibelli

martedì 20 agosto 2013

La viva voce di No more Hiroshima & Nagasaki

Pubblichiamo una traduzione dei profili dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki in arrivo in Italia a bordo dell'"Arca della pace" (Peace Boat).

Profili dei partecipanti alla Sesta edizione di ORIZURU PROJECT

Sig.ra OHMURA Kazuko
Sopravvissuta di Nagasaki. Nata nel 1927, aveva 17 anni quando la bomba atomica è esplosa.
Ha subito la cosiddetta “esposizione da ingresso in città”. Infatti quel giorno era fuori città, in cerca di cibo. E' tornata a Nagasaki tre giorni dopo, il 12 agosto: ha camminato tra le macerie radioattive per raggiungere la sua casa, che si trovava a 500 metro dall'ipocentro. L'ha trovata distrutta, e 5 familiari erano morti. Dopo averli cremati ha portato con sé le loro ceneri. Ha deciso di partecipare al Progetto Orizuru per raccontare la sua esperienza ai più giovani.



Sig. TSUBOI Susumu
Sopravvissuto di Hiroshima. Nato nel 1928, quando è esplosa la bomba aveva 17 anni.
Il signor Tsuboi si trovava in quel momento in una fabbrica, a 4,5 chilometri dall'ipocentro. A causa dell'incendio provocato dall'esplosione è rimasto da un amico e solo il giorno dopo è tornato a casa, trovando che la madre era morta. Anche il padre era scomparso, così ha dovuto lavorare duro per sopravvivere, benché di salute cagionevole. Nel 1983 ha cominciato a testimoniare la sua esperienza. E' stato segretario generale dell'Associazione delle vittime della Bomba A di Nishinomiya City, di cui resta un consigliere anziano. Ha già partecipato al progetto Orizuru con Peace Boat nel 2011.



Sig.ra ASAMI Yoriko
Sopravvissuta di Hiroshima. Nata nel 1928, aveva 16 anni quando la bomba è esplosa.
Durante la guerra la signora Asami, allora studentessa, era in servizio al Hiroshima Communications Hospital. Era in un raro giorno di riposo ed era a casa quando la bomba è stata sganciata. Portando l'anziana madre ammalata sulle spalle, è fuggita da amici con i due fratellini, ustionati. Dopo la guerra la famiglia ha vissuto a lungo in un baraccamento. Finora non aveva voluto testimoniare su quei giorni; ora però ha deciso di cominciare a farlo.




Sig. IKEDA Akira
Sopravvissuto di Nagasaki. Nata nel 1931, ha visto la bomba a 13 anni.
Il signor Ikeda è stato esposto al bombardamento atomico di fronte a un tempio, a 3 chilometri dall'ipocentro dell'esplosione. Quella notte è fuggito con la madre e i fratellini, tra le continue esplosioni. Molti dei suoi conoscenti sono morti nei giorni seguenti, e lui non riesce a liberarsi del ricordo di aver aiutato a trasportare i corpi nel cortile della scuola per cremarli. E' molto impegnato in varie attività, in particolare nella promozione dei “Sindaci per la pace”. Ha già partecipare al Progetto Hibakusha della Peace Boat nel 2008.



Sig.ra YAHATA Teruko
Sopravvissuta di Hiroshima. Nata nel 1937, ha vissuto la bomba atomica a 8 anni.
E' stata esposta all'atomica nel cortile della sua casa, 2,5 chilometri dall'ipocentro. L'esplosione l'ha scaraventata sei metri lontano, da cui riporta una cicatrice ancora visibile sulla fronte. Durante la fuga, tra file di persone ustionate, è stata investita dalla “pioggia nera” carica di radiazioni. Ricorda lo shock, nei giorni successivi, quando ha visto il cortile della sua scuola trasformato in crematorio. Nel difficile dopoguerra si è sposata, ha avuto figli, lavorato, e ha avuto poche opportunità di parlare della sua esperienza. Ora ha deciso di farlo, per trasmettere la sua esperienza alle prossime generazioni.


Sig. MIYATA Takashi
Sopravvissuto di Hiroshima. Nato nel 1939, aveva 5 anni quando è esplosa la bomba.
Al momento dell'esplosione era in casa, a 2,4 chilometri dall'ipocentro. La sua famiglia si è salvata e lui, dopo gli studi superiori, ha cominciato a lavorare per Mitsubishi Electrics. Durante un viaggio di lavoro in Libano gli è capitato di parlare con dei bambini locali: è allora che si è reso conto di quanto sia preziosa la pace. Dopo il pensionamento nel 2005 ha cominciato a dare testimonianza. Ha creato un modello in scala reale di “Fat Man”, la bomba atomica sganciata su Nagasaki, e con quello ha girato nelle scuole per raccontare la sua esperienza ai ragazzi.


Sig. TAKAMURA Hideki
Sopravvissuto di Hiroshima. Nato nel 1943, quando la bomba è stata sganciata aveva poco più di un anno.
Si trovava in quel momento nella sua casa, a 2,6 chilometri dall'ipocentro. La sua famiglia sopravvisse, ma sua madre si trovava all'esterno e le cicatrici delle ustioni sono rimaste visibili per tutta la vita. Takamura era troppo piccolo per conservare ricordi personali dell'evento; porta però la sua esperienza di lavoro sociale e attività comunitarie con altri Hibakusha. Con questo viaggio vuole aiutare a diffondere le testimonianze dei sopravvissuti.




Sig. OKAMOTO Tadashi   
Sopravvissuto di Hiroshima. Nato nel 1944, aveva appena un anno quando è stato esposto al bombardamento atomico. Si trovava a 2 chilometri dall'ipocentro. Per fortuna l'intera famiglia si è salvata, ma le cicatrici rimaste alla mano sinistra e alla testa hanno causato un enorme stress nella sua vita. Negli anni successivi i genitori evitavano di parlare dell'accaduto; lui ha preso la coscienza della propria esperienza da hibakusha studiando da solo. Attualmente è molto impegnato nell'attività di volontariato sia presso il Peace Memorial Museum di Hiroshima sia nel comune di Minamisoma nella Provincia di Fukushima.




Inoltre, alla prima parte della crociera ha partecipato:
Sig.ra SASAMORI Shigeko
Sopravvissuta di Hiroshima. Nata nel 1932, quando è esplosa la bomba atomica aveva 13 anni.
La signora Sasamori è una delle “ragazze di Hiroshima” che nel 1955 furono mandate negli Stati uniti per cure mediche. Benché tornata in Giappone dopo le cure, nel 1958 si è trasferita negli Usa, dove ha lavorato come infermiera in un ospedale; vive a Los Angeles. Dopo la pensione ha continuato a portare la sua testimonianza. Nel 2008 è intervenuta al Seminario sull'educazione al disarmo e alla non-proliferazione, presso le Nazioni unite a Ginevra, durante la preparazione della Conferenza di revisione del Trattato di Non Proliferazione atomica (Tnp) del 2010.


Traduzione a cura di Centro di documentazione 'Semi sotto la neve'

Civitavecchia incontra i testimoni a bordo di Peace Boat

COMUNICATO STAMPA


È in arrivo a Civitavecchia la Nave della Pace, Peace Boat, che approda nei porti di tutto il mondo per portare testimonianze di pace.

Quest’anno, a bordo, due giovani rappresentanti di Ishinomaki, sopravvissuti al terribile terremoto e tsunami che ha colpito la regione nord-orientale del Giappone l’11 marzo del 2011. Civitavecchia, gemellata con la città nipponica, si prepara ad accoglierli.

L’incontro, organizzato dalla Delegata ai Gemellaggi del Comune di Civitavecchia, Carla Celani, avrà luogo
giovedì 22 agosto
dalle ore 18 alle 19,30
nella Sala Conferenze del Centro Storico culturale 
delle Capitanerie di porto, presso Forte Michelangelo.

L’evento sarà reso ancora più prezioso dalle partecipazione di 8 rappresentanti e superstiti dell’attacco atomico su Hiroshima e Nagasaki. La nostra città potrà ascoltare dalla loro viva voce esperienze e testimonianze da memorizzare e riportare alle generazioni future. Per noi un’occasione unica.
Ad accogliere gli ospiti saranno presenti, oltre al Comandate Murolo, responsabile del Centro, le autorità militari, civili e religiose cittadine, l’Assessore Sergio Serpente, l’Assessore Silvia Brusciotti e il Consigliere Ismaele De Crescenzo.
Civitavecchia offre ai suoi cittadini un momento di riflessione su questioni apparentemente lontane dalla normale quotidianità, ma profondamente legate alla nostra vita presente e futura.
Civitavecchia vuole esserci: vuole essere una città costruttrice di pace, una città che si schiera a favore del disarmo nucleare, e partecipare alla creazione per l’umanità di un futuro pacifico e sostenibile.

Per informazioni:
Sull'incontro: celani.c@tiscali.it (Comune di Civitavecchia)
Sul progetto e su Peace Boat:
Centro di documentazione Semi sotto la neve: info@semisottolaneve.org

L'Arca della Pace a Civitavecchia

Il Progetto Orizuru
 

Dal 2008 Peace Boat (“nave della pace”), Ong internazionale che ha sede in Giappone, invita gruppi di hibakusha, i sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, a partecipare a un “Viaggio globale per un mondo libero dalle armi nucleari”. A tutt'oggi sono 150 gli hibakusha che hanno girato il mondo con la Peace Boat per portare la propria testimonianza sugli effetti delle armi atomiche e fare appello al disarmo nucleare. Al progetto hanno partecipato anche studenti, educatori, sindaci, diplomatici, politici, rappresentanti della società civile e Premi Nobel per la pace, che si sono uniti alla Peace Boat durante tratti della navigazione o in occasione delle sue tappe.

Salpata il 18 luglio scorso dal Giappone con a bordo un gruppo di 8 Hibakusha di Hiroshima e Nagasaki, la “nave per la pace” è al suo ottantesimo viaggio. E' anche giunta alla sesta edizione del Progetto Hibakusha, o Progetto Orizuru dal nome della piccola gru di origami (carta piegata) che ne costituisce il logo: un tradizionale simbolo giapponese di speranza e di pace.

Il Giappone è l'unico paese al mondo che abbia mai subìto un bombardamento atomico, sulle città di Hiroshima (6 agosto 1945) e Nagasaki (9 agosto 1945). Gli hibakusha sono i testimoni di questa tragedia; poiché la loro età media supera ormai i 78 anni, il loro è un messaggio urgente, per “passare il testimone alle generazioni successive”.

lunedì 12 agosto 2013

DICHIARAZIONE di PACE di NAGASAKI 2013



Se siete d'accordo, andate a cliccare il sito (il bottone in basso a destra): 

traduzione in italiano:

Esattamente sessantotto anni fa, un bombardiere statunitense ha sganciato una bomba atomica direttamente sopra Nagasaki.
Le radiazioni, lo spostamento d'aria dell'impatto e il calore sprigionato dalla bomba erano immensi, e il fuoco che ne e' scaturito ha inghiottito la citta' nelle fiamme per l'intero giorno e tutta la notte. La citta' e' stata distrutta completamente in un istante.
Dei 240.000 residenti in citta', circa 150.000 sono stati colpiti dagli effetti della bomba e 74.000 tra loro sono morti nello stesso anno.
I sopravvissuti hanno continuato a soffrire di un'alta incidenza di leucemia, cancro, e altre gravi malattie provocate dalle radiazioni.
Ancora oggi, dopo 68 anni, vivono ancora nella paura e hanno delle profonde cicatrici psicologiche.

Chi ha creato quest'arma crudele e' l'uomo.
Erano uomini anche coloro che hanno usato le armi nucleari ben due volte su Hiroshima e Nagasaki, e quelli che hanno condotto ripetutamente dei test nucleari, contaminando la terra.
La razza umana ha finora commesso numerosi e gravissimi errori.
E' proprio per questo che dobbiamo cogliere ogni occasione per riaffermare e rinnovare la nostra presa di coscienza del passato che non va dimenticata.

Chiedo, dunque, al Governo giapponese di ritornare ai nostri principi, di riflettere sul fatto di essere l'unico paese nel mondo bombardato dell'atomica.

Nel corso della sessione preparatoria che si e' riunita a Ginevra nel aprile 2013 in vista della conferenza di revisione del Trattato di Non-Proliferazione Nucleare che avra' luogo nel 2015, molti paesi hanno proposto una dichiarazione congiunta sull'impatto umanitario delle armi nucleari, che e' stata sostenuta da 80 paesi.
Il Sudafrica, e altri paesi che hanno fatto questa proposta hanno chiesto al Giappone di sostenere e sottoscrivere la dichiarazione.
Tuttavia, il governo giapponese non l'ha sottoscritta, deludendo le aspettative della societa' civile globale.
Se il governo giapponese non puo' sottoscrivere l'affermazione in base alla quale "le armi nucleari non dovrebbero mai essere usate indipendentemente dalle circostanze", questo implica che il governo approva il loro uso in determinate circostanze.
Questa posizione contraddice la determinazione del Giappone a impedire che chiunque altro divenga vittima di un bombardamento nucleare.

Siamo preoccupati anche dal riavvio dei negoziati relativi all'accordo di cooperazione nucleare tra India e Giappone.