Alla Global Conference for a Nuclear Free World arrivano
dei sostegni e auguri di buon lavoro
dei sostegni e auguri di buon lavoro
anche dall'Italia
Riportiamo la versione italiana dei contributi di alcuni amici italiani.
Marina Forti (giornalista, pagine estere de il manifesto)
"Vent'anni fa il disastro nucleare a Cernobyl, in Ukraina, ci ha insegnato che
un fallout atomico non rispetta le frontiere politiche. La "nuvola" di
particelle radioattive ha coperto un'ampia regione, tra cui l'intera Europa
occidentale. Abbiamo così imparato quanto pericolose e subdole possono essere le
radiazioni, non solo al culmine di un incidente ma per la continuata esposizione
sul lungo periodo. Oggi di nuovo il disastro di Fukushima, in Giappone, nel
paese dalla tecnologia forse più avanzata al mondo, ci dice che l'industria
nucleare è intrinsecamente insicura. I cittadini italiani hanno votato due volte
contro la ripresa della produzione di energia eletttronucleare, nel 1987 e di
nuovo nel 2011. Oggi voglio esprimere tutta la nostra simpatia con i cittadini
giapponesi, e l'augurio che uniti riusciremo a segnare la fine di una industria
così rischiosa".
Stefania Divertito (giornalista, redazione romana di Metro)
Salve a tutti,
mi chiamo Stefania Divertito e sono una giornalista italiana
specializzata in tematiche ambientali. Durante lo scorso anno, il 2011, la
decisione del governo Berlusconi di costruire nuove centrali nucleari ha
infiammato improvvisamente il dibattito nella società civile e nel mondo politico.
Come certamente saprete, un anno dopo l’incidente di
Chernobyl, e quindi nel 1987, l’Italia disse NO all’energia nucleare
attraverso un importante referendum popolare.
Ma, nonostante ciò, il governo
negli ultimi anni ha sottoscritto numerosi accordi commerciali con la Francia, per
importare tecnologia nucleare e durante la scorsa primavera ha dichiarato
ufficialmente di voler intraprendere questa strada per l’approvvigionamento
energetico del Paese. Così, è stato
necessario promulgare un nuovo referendum, che si è tenuto lo scorso
giugno.
Durante la campagna referendaria il dibattito è stato molto
intenso, e ha coinvolto tutti i cittadini e non solo gli addetti al settore. Ho
visto nascere davanti ai miei occhi un nuovo tipo di ambientalismo, quello del
“perché”. La gente non diceva solo Si o No al nucleare ma era portata a
chiedersi, perché si, perché no?
Perché dobbiamo spendere così tanti soldi pubblici per
avviare questo tipo di energia quando potremmo investirli nella costruzione di
una rete di distribuzione dell’energia rinnovabile? Davvero in Italia non ci
sono alternative al nucleare?
Le più potenti lobby economiche hanno provato a far sentire
la loro voce, attraverso spot tv e attraverso complesse analisi pubblicate sui
media ma gli attivisti antinucleare hanno trovato in Internet il loro
straordinario alleato per far arrivare ai cittadini un messaggio differente.
Soprattutto hanno potuto spiegare che, per come era stato formulato il quesito
referendario, in questo caso votare Si significava dire No al nucleare.
In verità, anche se dispiace dirlo, l’incidente avvenuto a
Fukushima ha dato una scossa fondamentale alla battaglia antinucleare, perché
ha aumentato la già esistente paura che accompagna chi immagina di dover vivere
nelle vicinanze di questo genere di centrali. Considerando poi anche le
condizioni generali degli impianti esistenti in Europa, tutti abbastanza vecchi
e potenzialmente pericolosi.
Le storie provenienti dai cittadini giapponesi che
improvvisamente hanno dovuto commisurarsi realmente con questo terrore, hanno
certamente scrollato l’apatia italiana. Così, per la seconda volta, gli
italiani hanno detto No al nucleare. E questo ha decretato l’abbandono
definitivo del governo ai suoi progetti imprenditoriali.
Io sono sicura che la cooperazione, lo scambio
di informazioni, l’unione tra gli attivisti in tutto il mondo possa essere di
aiuto concreto alla causa. Ma le lobby pro-nucleari stanno certamente lavorando
a nuove strategie e a nuovi modi per ottenere il loro progetto di incrementare
l’energia prodotta attraverso le fonti nucleari nel mondo. Così, non possiamo
crogiolarci a lungo sui risultati ottenuti
e dobbiamo essere vigili.
Angelo Baracca (professore di Fisica all'Università di Firenze)
Il popolo giapponese è stato la vittima sacrificale dell'Era Atomica, nelle sue
applicazioni sia militari che (pseudo)civili. Il suo sacrificio deve tradursi in
un fermo impegno per tutte le coscienze civili per porre la parola fine su tutte
le applicazioni dell'energia nucleare, ora e per sempre in tutto il mondo. Ora o
mai più! Domani potrebbe essere troppo tardi: gli incidenti nucleari, i test
nuclearei e la contaminazione radioattiva stanno avvelenando in modo
irreversibile e irresponsabile il Pianeta, minando la sicurezza e la salute del
genere umano. E' impossibile controllare la proliferazione nucleare. Grava
sempre la minaccia di una olocausto nucleare!
L'opposizione all'energia nucleare sta crescendo in tutto il mondo.
L'energia nucleare è assolutamente fuori mercato, si sosiene solo su scandalose sovvenzioni pubbliche, ed una responsabilità limitata per i terribili danni che provoca.
Paesi importanti hanno deciso di uscire dall'energia nucleare. Il popolo italiano ha pronunciato per due volte un netto NO ai programmi nucleari.
La decisione del Giappone di chiudere definitivamente i propri programmi nucleari sarà un colpo mortale per l'industria nucleare. Oggi stanno funzionando in Giappone solo 6 dei 54 reattori nucleari, e questo non ha causato nessun inconveniente serio. Gli impianti chiusi non devono venire riaperti! Il Giappone ha un grande futuro nelle energie rinnovabili. In ogni caso, una riduzione e razionalizzazione dei consumi energetici in tutto il mondo è una scelta necessaria per la sopravvivenza del Pianeta, ed anche per stili di vita più sani.
Insieme possiamo! Auguro che questa conferenza porti molti frutti!
L'opposizione all'energia nucleare sta crescendo in tutto il mondo.
L'energia nucleare è assolutamente fuori mercato, si sosiene solo su scandalose sovvenzioni pubbliche, ed una responsabilità limitata per i terribili danni che provoca.
Paesi importanti hanno deciso di uscire dall'energia nucleare. Il popolo italiano ha pronunciato per due volte un netto NO ai programmi nucleari.
La decisione del Giappone di chiudere definitivamente i propri programmi nucleari sarà un colpo mortale per l'industria nucleare. Oggi stanno funzionando in Giappone solo 6 dei 54 reattori nucleari, e questo non ha causato nessun inconveniente serio. Gli impianti chiusi non devono venire riaperti! Il Giappone ha un grande futuro nelle energie rinnovabili. In ogni caso, una riduzione e razionalizzazione dei consumi energetici in tutto il mondo è una scelta necessaria per la sopravvivenza del Pianeta, ed anche per stili di vita più sani.
Insieme possiamo! Auguro che questa conferenza porti molti frutti!
Alberto Zoratti - Responsabile politiche del clima
ed economia internazionale della cooperativa Fair, giornalista
freelance
Il referendum che ha bocciato lo scorso giugno
l'energia nucleare in Italia ha dimostrato come sia importante la partecipazione
popolare ed il ruolo dei movimenti sociali nel cambiare l'attuale modello di
sviluppo. Le sfide che l'umanità dovrà affrontare nei prossimi anni sono enormi,
a cominciare dalla tragedia del cambiamento climatico che nel prossimo futuro
rischia di presentarci un pianeta diverso da come l'abbiamo conosciuto. Un
modello di sviluppo basato sui mercati, sulla mercificazione dei beni comuni e
sulla crescita indefinita è assolutamente incompatibile non solo con il concetto
di sostenibilità e di giustizia sociale, ma con la stessa vita sulla
Terra.
Il nucleare è una falsa soluzione ad un problema
drammatico. Non porta nessun significativo contributo all'abbattimento dei gas
ad effetto serra, né allo sfruttamento delle materie prime energetiche con tutte
le conseguenze legate a tensioni internazionali ed all'inquinamento locale.
Aggiunge, al contrario, una terribile eredità: le scorie nucleari. Ad oggi
praticamente ingestibili se non all'interno di costosi depositi e causa di
altrettanto costosi processi di decommissioning alla fine della vita di una
centrale. Dall'Italia, lo scorso giugno, abbiamo voluto inviare un messaggio al
mondo intero: c'è un modello di sviluppo che va ripensato e l'energia nucleare
non è la soluzione, ma un problema da eliminare alla radice.
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