venerdì 6 gennaio 2012

Le voci dall'Italia alla Conferenza globale per un mondo libero dal nucleare

Alla Global Conference for a Nuclear Free World arrivano 
dei sostegni e auguri di buon lavoro 
anche dall'Italia


Riportiamo la versione italiana dei contributi di alcuni amici italiani.



Marina Forti (giornalista, pagine estere de il manifesto)


"Vent'anni fa il disastro nucleare a Cernobyl, in Ukraina, ci ha insegnato che un fallout atomico non rispetta le frontiere politiche. La "nuvola" di particelle radioattive ha coperto un'ampia regione, tra cui l'intera Europa occidentale. Abbiamo così imparato quanto pericolose e subdole possono essere le radiazioni, non solo al culmine di un incidente ma per la continuata esposizione sul lungo periodo. Oggi di nuovo il disastro di Fukushima, in Giappone, nel paese dalla tecnologia forse più avanzata al mondo, ci dice che l'industria nucleare è intrinsecamente insicura. I cittadini italiani hanno votato due volte contro la ripresa della produzione di energia eletttronucleare, nel 1987 e di nuovo nel 2011. Oggi voglio esprimere tutta la nostra simpatia con i cittadini giapponesi, e l'augurio che uniti riusciremo a segnare la fine di una industria così rischiosa".

Stefania Divertito (giornalista, redazione romana di Metro)

Salve a tutti,
mi chiamo Stefania Divertito e sono una giornalista italiana specializzata in tematiche ambientali. Durante lo scorso anno, il 2011, la decisione del governo Berlusconi di costruire nuove centrali nucleari ha infiammato improvvisamente il dibattito nella società civile e nel mondo politico.
Come certamente saprete, un anno dopo l’incidente di Chernobyl, e quindi  nel 1987,  l’Italia disse NO all’energia nucleare attraverso un importante referendum popolare.  Ma, nonostante ciò,  il governo negli ultimi anni ha sottoscritto numerosi accordi commerciali con la Francia, per importare tecnologia nucleare e durante la scorsa primavera ha dichiarato ufficialmente di voler intraprendere questa strada per l’approvvigionamento energetico del Paese.  Così, è stato necessario promulgare un nuovo referendum, che si è tenuto lo scorso giugno. 
Durante la campagna referendaria il dibattito è stato molto intenso, e ha coinvolto tutti i cittadini e non solo gli addetti al settore. Ho visto nascere davanti ai miei occhi un nuovo tipo di ambientalismo, quello del “perché”. La gente non diceva solo Si o No al nucleare ma era portata a chiedersi, perché si, perché no?
Perché dobbiamo spendere così tanti soldi pubblici per avviare questo tipo di energia quando potremmo investirli nella costruzione di una rete di distribuzione dell’energia rinnovabile? Davvero in Italia non ci sono alternative al nucleare?
Le più potenti lobby economiche hanno provato a far sentire la loro voce, attraverso spot tv e attraverso complesse analisi pubblicate sui media ma gli attivisti antinucleare hanno trovato in Internet il loro straordinario alleato per far arrivare ai cittadini un messaggio differente. Soprattutto hanno potuto spiegare che, per come era stato formulato il quesito referendario, in questo caso votare Si significava dire No al nucleare.
In verità, anche se dispiace dirlo, l’incidente avvenuto a Fukushima ha dato una scossa fondamentale alla battaglia antinucleare, perché ha aumentato la già esistente paura che accompagna chi immagina di dover vivere nelle vicinanze di questo genere di centrali. Considerando poi anche le condizioni generali degli impianti esistenti in Europa, tutti abbastanza vecchi e potenzialmente pericolosi.
Le storie provenienti dai cittadini giapponesi che improvvisamente hanno dovuto commisurarsi realmente con questo terrore, hanno certamente scrollato l’apatia italiana. Così, per la seconda volta, gli italiani hanno detto No al nucleare. E questo ha decretato l’abbandono definitivo del governo ai suoi progetti imprenditoriali.

Io sono sicura che la cooperazione, lo scambio di informazioni, l’unione tra gli attivisti in tutto il mondo possa essere di aiuto concreto alla causa. Ma le lobby pro-nucleari stanno certamente lavorando a nuove strategie e a nuovi modi per ottenere il loro progetto di incrementare l’energia prodotta attraverso le fonti nucleari nel mondo. Così, non possiamo crogiolarci a lungo sui risultati ottenuti  e dobbiamo essere vigili.




Angelo Baracca (professore di Fisica all'Università di Firenze)

Il popolo giapponese è stato la vittima sacrificale dell'Era Atomica, nelle sue applicazioni sia militari che (pseudo)civili. Il suo sacrificio deve tradursi in un fermo impegno per tutte le coscienze civili per porre la parola fine su tutte le applicazioni dell'energia nucleare, ora e per sempre in tutto il mondo. Ora o mai più! Domani potrebbe essere troppo tardi: gli incidenti nucleari, i test nuclearei e la contaminazione radioattiva stanno avvelenando in modo irreversibile e irresponsabile il Pianeta, minando la sicurezza e la salute del genere umano. E' impossibile controllare la proliferazione nucleare. Grava sempre la minaccia di una olocausto nucleare!
L'opposizione  all'energia nucleare sta crescendo in tutto il mondo.
L'energia nucleare è assolutamente fuori mercato, si sosiene solo su scandalose sovvenzioni pubbliche, ed una responsabilità limitata per i terribili danni che provoca.
Paesi importanti hanno deciso di uscire dall'energia nucleare. Il popolo italiano ha pronunciato per due volte un netto NO ai programmi nucleari.
La decisione del Giappone di chiudere definitivamente i propri programmi nucleari sarà un colpo mortale per l'industria nucleare. Oggi stanno funzionando in Giappone solo 6 dei 54 reattori nucleari, e questo non ha causato nessun inconveniente serio. Gli impianti chiusi non devono venire riaperti! Il Giappone ha un grande futuro nelle energie rinnovabili. In ogni caso, una riduzione e razionalizzazione dei consumi energetici in tutto il mondo è una scelta necessaria per la sopravvivenza del Pianeta, ed anche per stili di vita più sani.
Insieme possiamo! Auguro che questa conferenza porti molti frutti!


Alberto Zoratti -  Responsabile politiche del clima ed economia internazionale della cooperativa Fair, giornalista freelance

Il referendum che ha bocciato lo scorso giugno l'energia nucleare in Italia ha dimostrato come sia importante la partecipazione popolare ed il ruolo dei movimenti sociali nel cambiare l'attuale modello di sviluppo. Le sfide che l'umanità dovrà affrontare nei prossimi anni sono enormi, a cominciare dalla tragedia del cambiamento climatico che nel prossimo futuro rischia di presentarci un pianeta diverso da come l'abbiamo conosciuto. Un modello di sviluppo basato sui mercati, sulla mercificazione dei beni comuni e sulla crescita indefinita è assolutamente incompatibile non solo con il concetto di sostenibilità e di giustizia sociale, ma con la stessa vita sulla Terra.
Il nucleare è una falsa soluzione ad un problema drammatico. Non porta nessun significativo contributo all'abbattimento dei gas ad effetto serra, né allo sfruttamento delle materie prime energetiche con tutte le conseguenze legate a tensioni internazionali ed all'inquinamento locale. Aggiunge, al contrario, una terribile eredità: le scorie nucleari. Ad oggi praticamente ingestibili se non all'interno di costosi depositi e causa di altrettanto costosi processi di decommissioning alla fine della vita di una centrale. Dall'Italia, lo scorso giugno, abbiamo voluto inviare un messaggio al mondo intero: c'è un modello di sviluppo che va ripensato e l'energia nucleare non è la soluzione, ma un  problema da eliminare alla radice.

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