lunedì 20 agosto 2012
venerdì 10 agosto 2012
Se non ora, quando?
pagina in pdf  https://docs.google.com/file/d/0B4eu8X9wgcOCUGEzNmotVHlFSWc/edit
ls pagina del quotidiano 'il manofesto' (visibile per alcuni giorni
http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20120809/manip2pg/16/manip2pz/327055/
il manifesto 2012.08.09 - p.16 L'ULTIMA
Dopo il 5 maggio scorso, quando l'ultimo dei 54 reattori esistenti in Giappone è stato fermato per un controllo periodico, rendendo di fatto il paese nuclear free, la domanda ricorrente è diventata: «a che servivano dunque tutte quelle centrali, se ce la fate anche senza?». Ora, di ritorno in Italia dopo un mese di soggiorno in Giappone, aggiungo il mio interrogativo: a che serve davvero il nucleare al Giappone?
ls pagina del quotidiano 'il manofesto' (visibile per alcuni giorni
http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20120809/manip2pg/16/manip2pz/327055/
![]()  | 
| disegno di Masaru Hashimoto | 
il manifesto 2012.08.09 - p.16 L'ULTIMA
A cosa serve davvero il nucleare in Giappone?
Il mito delle centrali 
sicure è tramontato con Fukushima. 
Il governo insiste con la filiera 
atomica, contro il volere dei cittadini, per un solo scopo: la capacità 
militare 
Dopo l'incidente della centrale nucleare di Fukushima, l'11 marzo 2011, 
mi è stato spesso chiesto come abbia potuto il Giappone, che aveva già 
vissuto gli orrori di Hiroshima e di Nagasaki, disseminare ben 54 
reattori atomici sul suo territorio, esponendosi di nuovo al rischio 
radioattivo. La sola risposta che riuscivo a formulare chiamava in causa
 l'abilità politica degli Stati Uniti, che sin dagli anni '50 ci hanno 
inculcato l'idea del nucleare «a uso pacifico» capace di portare 
benessere anche dove le risorse energetiche sono scarse - mentre il vero
 obiettivo di Washington era zittire i movimenti antinuclearisti 
imponendo l'immagine di una tecnologia atomica innocua e utile.
Dopo il 5 maggio scorso, quando l'ultimo dei 54 reattori esistenti in Giappone è stato fermato per un controllo periodico, rendendo di fatto il paese nuclear free, la domanda ricorrente è diventata: «a che servivano dunque tutte quelle centrali, se ce la fate anche senza?». Ora, di ritorno in Italia dopo un mese di soggiorno in Giappone, aggiungo il mio interrogativo: a che serve davvero il nucleare al Giappone?
Il dubbio sorge dal fatto che nella regione intorno alla 
capitale, servita dalla famigerata azienda elettrica Tepco, non si parla
 più dell'ordinanza per il risparmio di energia elettrica e tantomeno di
 «blackout programmati», nonostante manchi la fonte nucleare che prima 
dell'incidente copriva il 30% del fabbisogno. Tokyo se la passa 
benissimo, nell'estate torrida di quest'anno, con i condizionatori 
accesi dappertutto esattamente come 2 anni fa. Invece se andiamo in 
Kansai, la regione di Osaka, Kyoto e Kobe, scopriamo che la 
contestatissima riattivazione dei due reattori di Ooi nel mese scorso è 
servita solo a spegnere diverse centrali termiche - ma non a revocare 
l'ordinanza sul risparmio né l'allarme blackout, ciò per cui il governo 
giustificava la sua decisione. Per far rientrare l'emergenza il 
presidente dell'azienda elettrica ora pretende di rimettere in moto 
anche altri reattori. Ma i dati parlano chiaro: la regione dispone già 
elettricità sufficiente anche senza il nucleare.
Iscriviti a:
Commenti (Atom)
