La Conferenza di due giorni, a
cui hanno partecipato 120 mila persone, era stata proposta e preparata in meno
di 3 mesi da Peace Boat,
l’Ong giapponese con
uno statuto consultivo nella categoria speciale del Consiglio Economico e
Sociale delle Nazioni Unite.
Tatsuya Yoshioka nella sede di Peace Boat a Tokyo |
Peace
Boat, difatti, aveva tutte le carte in regola. Centinaia di volontari a
disposizione, la capacità di coordinare il loro lavoro, di programmare le
sessioni e di chiamare tanti ospiti stranieri da tutti i continenti tra cui diverse
decine di relatori esperti e attivisti di primissima linea, senza dimenticare
la praticità di raccogliere i fondi necessari, mentre molte associazioni
co-promotrici e i sostenitori rimanevano piuttosto scettici sul successo.
La
sua singolare impresa era partita nel 1983 con una nave da crociera affittata -
a prezzo stracciato per una disdetta di prenotazione - da un gruppo di studenti
ansiosi di conoscere il mondo oltre i confini. Volevano soprattutto scoprire la
verità sulla storia contemporanea non fidandosi dei testi scolastici che spacciavano
l’invasione nipponica nell’Asia per una semplice espansione della Nazione e
negavano gli atti criminali commessi dagli eserciti dell’Imperatore contro le
popolazioni locali. Queste mistificazioni storiche, naturalmente, provocarono le
indignazioni creando le tensioni tra il Giappone i paesi aggrediti.
Non
erano, però, i figli di papà. Hanno lavorato sodo per realizzare questo progetto.
Il loro motto “ognuno sarà artefice della crociera”, è una regola tuttora
valida e consente anche ai giovani di viaggiare con i biglietti scontati in
cambio dei lavori di volontariato.
All’inizio,
il progetto non aveva un programma a lungo termine, si pensava alle singole
crociere nell’Asia sud orientale. Ma, più scoprivano la realtà più crescevano la
loro curiosità e il desiderio di fare qualcosa per migliorarla. Tatsuya stesso andando
in Vietnam e nelle Filippine si rese conto che il contrasto tra il Sud e il
Nord fosse ancora più grave di quello tra Est e Ovest.
Poi,
con la caduta del muro di Berlino Peace Boat compie un salto di qualità: nel
1990 parte la prima crociera dell’intero pianeta Terra. (Si chiama veramente
così, perché è la Terra a starle a cuore e durante la prima crociera effettuano
un check up della sua salute).
Nella
prima metà degli anni novanta susseguirono alcuni fatti estremamente importanti:
la Guerra nel Golfo, il Summit a Rio e i conflitti in ex Jugoslavia ecc. e ogni
volta la nave e i suoi passeggeri Si trovarono fortemente coinvolti nella vicenda
e ciascun’esperienza lasciò un segno indelebile alla sua evoluzione successiva moltiplicando
i progetti e allargando i contatti con le realtà concrete o con la società
civile delle zone.
Nel 1995, un’altra svolta: subito
dopo il terribile terremoto di Kobe, che fece oltre seimila vittime, i volontari
di Peace Boat si trovarono nei luoghi del disastro a soccorrere la popolazione.
E tornarono con altre esperienze e contatti preziosi.
Tutte queste agilità e
praticità in azioni da dove nascono?
“Penso che sia un frutto dei
cattivi esempi delle generazioni precedenti”, confida Tatsuya a bassa voce e
con un sorriso biricchino (sapendo che siamo coetanei). “Non è che voglio
negare la loro esperienza. Ma, molti mali vengono, prima di tutto, dal pensare
troppo senza conoscere la realtà da vicino. La realtà ci svela sempre le cose
che a testa si riescono nemmeno immaginare. Se hai contatti con la realtà,
capisci meglio che cosa va esattamente fatto per risolvere problemi. In secondo
luogo, per cambiare le cose dobbiamo essere in tanti a impegnarsi, se la linea
di massima e l’obiettivo sono in comune, dobbiamo e possiamo unire le forze e
lavorare insieme”. Ma, la caratteristica più peculiare di Peace Boat è probabilmente
la democrazia della sua gestione. Non ha un leader, presidente o un padrone. “Ci
sono circa 150 soci che condividono equamente la responsabilità economica. Questo
sistema ci libera da ogni gerarchia dei rapporti e la concentrazione del potere”,
spiega Tatsuya e ne svela il segreto. “Far partire una crociera comporta un’enorme
responsabilità ma poco profitto. Non ricavare i profitti è un grossissimo
vantaggio per poter rimanere democratici. L’unica forma di boss che
riconosciamo è il cruise director a
tempo determinato di un giro che, se fa buon lavoro, può permettersi di bere un
ottimo sake al termine del viaggio”.
Ma, il vero segreto del
successo sta nella nave. “All’inizio questo mezzo è stato scelto per una semplice
ragione economica. Però, subito ci siamo accorti dello spazio magico che la
nave ci offre”, racconta Tatsuya. “Prima di tutto, si crea una comunità con i
certi valori e le relazioni interpersonali che nei paesi industrialmente
sviluppati sono andati perduti con l’eccesso dell’individualismo. E, siccome
viaggiano tante persone diverse e sulla nostra nave possono proporre anche loro
delle iniziative autogestite, si forma un’ottima scuola di tolleranza e una
palestra per la crescita personale. Infine, sulla nave che, è un territorio
neutro, è possibile far incontrare le persone delle parti contrastanti e
offrirgli uno spazio di dialogo”.
Oggi, al settantacinquesimo
giro della Pianeta, Peace Boat ancorata nel porto di Civitavecchia, sta organizzando
una conferenza internazionale dei cittadini per una denuclearizzazione del
Medio Oriente.
Akira Kawasaki, un altro
rappresentante di Peace Boat e coordinatore di quest’iniziativa spiega: “Per
via del nucleare, la tensione tra Iran e Israele sta raggiungendo un livello
davvero allarmante. L’unica soluzione realistica per uscire da questa crisi è la
denuclearizzazione dell’intera zona mediorientale. Noi come società civile
vogliamo sostenere questa sfida attraverso il nostro contributo”. Poi aggiunge,
“come giapponesi abbiamo sperimentato sulla nostra pelle Hiroshima, Nagasaki e
di recente anche Fukushima. Noi sentiamo davvero il dovere di ribadire a tutto
il mondo l’orrore del nucleare”.
Stasera, l’Arca per la pace
salperà diretta a Grecia con i rappresentanti di 16 paesi, Israele, Iran e Palestina
compresi, che continueranno la conferenza a bordo.
http://www.peaceboat.org/english/?page=view&nr=26&type=22&menu=62
http://www.peaceboat.org/english/?page=view&nr=26&type=22&menu=62
“Il Giappone non è una provincia insignificante nell’Estremo oriente. Credo che sia uno dei popoli nel mondo che hanno vissuto le esperienze di guerre più terribili e inimmaginabili sia da vittime che da carnefici. Ciò comporta una grave responsabilità nei confronti dell’umanità: dobbiamo parlarne perché va in mezzo il futuro dell’umanità. Purtroppo, il Giappone resta negligente e addirittura si presta per aggravare la situazione.”
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