domenica 3 novembre 2013

Peace & Green Boat 2013 - Album fotografico part VIII

La penultima puntata e' interamente dedicata alla Cina (ShangHai + Nanchino).

L'arrivo a ShangHai nella serata del 24 ottobre - in anticipo rispetto al programma - permette a molti passeggeri una breve visita notturna alla metropoli illuminata.

Il giorno dopo ci uniamo al gruppo che visita Nanchino (che dista di circa 300 km) per visitare il Museo del massacro di Nanchino e ascoltare una testimonianza di una sopravvissuta. Si tratta di un viaggio piuttosto impegnativo - da tanti punti di vista - ma doveroso sia come giapponese sia come essere umano, ed e' utile comunque per capire lo spirito fondante della Peace Boat.

Monumento per la Pace al Museo sul Massacro di Nanchino

  

I giornali giapponesi che annunciavano 'la vittoria" a Nanchino












 Incontro per ascoltare una testimonianza e riflettere insieme
la signora Yang Cui Ying, sopravvissuta al massacro di Nanchino offre la sua testimonianza
 


  
                a destra della testimone il direttore del Museo Zhu Chengshan, Tatsuya Yoshioka di Peace Boat,                           testimone coreana delle confort women Lee Yong-soo
le due vittime superstite si abbracciano in lacrime

 In seguito allo sambio dei doni tra Peace Boat e il Museo prendono parola tre giovani: la giapponese Natsuki Hatae, rappresentante di Bridge for Peace, un ragazzo coreano di 11 anni che viaggia con Peace & Green Boat poi uno studente cinese di Nanchino.


Al termine dell'incontro usciamo tutti insieme per andare a depositare una corona di fiori ai piedi del monumento della pace (la foto in alto).

























Peace & Green Boat 2013 - Album fotografico part VII

Mercoledi 23 ottobre - il sesto giorno del viaggio a bordo di Peace & Green Boat: doveva essere una lunga giornata da passare su terra ferma di Okinawa. Invece, la nave resta traballante tra le onde e alle 7 di mattina arriva un annuncio: Il porto di Naha e' stato chiuso a causa di un enorme tifone in arrivo; non e' possibile approdare e siamo costretti a rinunciare alla tappa prevista e a dirigerci verso il porto successivo, cioe' a ShangHai. Pazienza.
E' piuttosto paradossale: perche' dal punto di vista puramente geometrico-geografico, era piu' logico andare a ShangHai subito dopo Busan prima di andare a Taiwan poi dirigerci verso Okinawa. Ma non era possibile, perche' le autorita' della Repubblica popolare cinese non autorizzano le navi di fare un tragitto diretto con l'isola di Taiwan.
 
Tra i nostri 'navigatori' c'erano diverse persone che dovevano sbarcare o imbarcare a Naha. E alcuni relatori in procinto a unirsi a noi dal porto di Okinawa, sono stati dirottati a Tokyo per prendere un aereo diretto a ShangHai.

La signora Takazato di Okinawa che doveva tornare a casa decidera' di tenere un'altra conferenza straordinaria per il giorno successivo per farci visitare 'virtualmente' quello che avremmo dovuto vedere dal vivo. 
Peace Boat, invece, proporra' una conferenza globale sull'Articolo 9 bis a bordo approfittando della presenza di alcuni ospiti e organizzatori coinvolti all'incontro svoltosi a Osaka una settimana fa.

Insomma, a bordo, non c'e' il tempo per annoiarsi.
Qui pubblichiamo alcune immagini di due giornate a bordo tra il 23 e il 24 prima dell'arrivo a ShangHai.

Una lezione su Okinawa che non abbiamo potuto visitare:


 

Global conference on boad A che serve l'Articolo 9 della Costituzione giapponese?

L'articolo 9 che nega allo Stato il diritto di belligeranza e' ormai un patrimonio non solo dei giapponesi ma del mondo, sostengono i relatori. 
Se tiene conto dell'indicibile sacrificio dei civili nell'Asia causato dall'imperialismo nipponico, e' da considerarsi di un pegno dai giapponesi dato alle popolazioni dei paesi vicini per garantire una convivenza sicura. Ma, oggi, forse il paese che ne ha piu' bisogno saranno gli Stati Uniti, sostiene Ann Wright.








Peace & Green Boat 2013 - Album fotografico part VI


Il quinto giorno e' stato il piu' duro per la nostra inviata; ha dovuto rinunciare a piu' della meta' degli incontri che ci interessavano vinta dal mare molto mosso per via del tifone in avvicinamento. 
Riportiamo una serie di immagini relativi a due incontri dal titolo "E' veramente necessario ospitare le basi militari statunitensi nell'Asia orientale?"
Le ospiti d'eccezione sono statunitense Ann Wright, ex colonnello dell'esercito americano nonche' ex diplomatica, figura ormiai a noi familiare anche per il suo impegno nella campagna sull'Articolo 9 della Costituzione giapponese, e Suzuyo Takazato, attivista contro basi militari in Okinawa. 



  






Ann Wright


Le slide utilizzate da Ann Wright:














Le slide utilizzate da Suzuyo Tasazato (in giapponese, ma per rendervi qualche idea):

Le basi statunitensi (aree in rosso) sono derubati ai contadini che erano stati rinchiusi in campi dal momento dell'occupazione.
le basi di Okinawa servono per le azioni militari USA in spazio vastissimo


Manifestazione di protesta contro i stupri commessi dai militari USA
Sorvolano aerei e elicotteri pericolosissimi sopra i centri densamente abitati


la distruzione ambientali: una causa contro il capo militare intentata dagli animali di specie protette

Okinawa fu anche un teatro di sperimentazione di agente orange durante la Guerra di Vietnam

Persecuzioni degli abitanti che protestano

crimini commessi dai militari USA a Okinawa

Gli enti locali protestano per il collocamento degli elicotteri Osprey

Tra i contestatori molti anziani che non vogliono lasciare le basi per i figli e nipoti